martedì 10 settembre 2013

Recensione: Unto the Locust - Machine Head

I Machine Head. Quartetto americano nato nel 1995, e subito salita nell'olimpo del groove e dell'heavy in generale. Loro 4 sono la fenice: nati in maniera grandiosa - morti durante il loro periodo nu metal - e resuscitati dalle loro stesse ceneri con "Through the ashes of empire", album che li riporta ai loro inizi ma con qualcosa di nuovo, qualcosa che si evolve con l'andare degli anni; questa "cosa nuova" si trasforma in rabbia con l'uscita di "The Blackening", album ritenuto ancora oggi come il migliore dei MH. Ma si cresce, si matura, e si scopre che la rabbia è un qualcosa da lasciarsi alle spalle; ora entra l'odio nelle loro canzoni, l'odio verso un mondo sempre più in rovina e odio verso chi lo sta rovinando. Questo disco mi fu regalato un natale di anni fa (erano passati un paio di mesi dalla sua uscita) e subito ne fui rapito; è un album nervoso, cupo, a volte triste e malinconico. E disperato. Estremamente disperato.Come nella conclusiva "Who We Are", nella parte finale della canzone, la disperazione è talmente alta che mi scappò una lacrima la prima volta che la ascoltai. Un disco che conferma quanto avere moglie e bambini che ti aspettano a casa possa farti crescere musicalmente. In meglio.

Line-up
Robb Flynn - voce, chitarre, chitarre acustiche
Phil Demmel - chitarre, backing vocals
Adam Duce - basso, backing vocals
Dave McClain - batteria

VOTO: 9,5

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