martedì 27 agosto 2013

Recensione: Poetry for the Poisoned - Kamelot

Ah, i Kamelot. Una delle band che mi ha tenuto la mano nella scoperta dei miei attuali gusti musicali. Soprattutto questo album. Se state cercando della musica diversa, e fatta per passione, dovete comprarlo. E' un disco cupissimo, inclassificabile: le chitarre sono bassissime, in modo da far risaltare tutti gli strumenti, e, soprattutto, la voce del frontman, Khan. Non un cantate, ma un attore. La sua interpretazione di ogni singola lettera, parola, frase e canzone è impeccabile, e dà forma alla musica, rendendola molto cinematografica. E non dimentichiamoci i guest dell'album, i migliori che la band potesse mai ospitare: parliamo del "growler" Speed dei Soilwork, Gus G (sapete tutti chi è), il grandissimo John Oliva e la sempre spettacolare Simone Simons (che canta in ben 3 canzoni), che danno varietà al disco rendendolo una vera e propria opera. Un disco che ai suoi tempi (2010) spaccò in due le critiche, e quindi, secondo il mio parere, lo rende "perfetto". Una cosa sola lo ha fatto salire di livello ancora di più: la terza traccia, "zodiac" riprende per filo e per segno una lettera del famoso "Killer dello zodiaco", serial killer che terrorizzò l'america negli anni 70. Ora su Amazon questo disco lo trovate anche a 4 euro!

Line-up: Khan - voce
             Thomas Youngblood - chitarra
             Sean Tibbets - basso
             Oliver Palotai - tastiera
             Casey Grillo - batteria

VOTO: 9,5

lunedì 26 agosto 2013

Recensione: Agony - Fleshgod Apocalypse


E rieccoci qui. Un'altra recensione. Questa volta, e per la prima, mi muovo sul suolo italiano, la nostra "amata" patria. Di recente ho scoperto questa compagine italiana, e devo ammettere che un po' (ma giusto poco) è risalito in me l'amore per la patria. Parlo ovviamente della band qui a destra, i Fleshgod Apocalypse! Sono abbonato (anche) alla rivista Blast!, rivista trimestrale che riassume il catalogo dell'impero Nuclear Blast, e su un numero recente notai questo artwork. Rapido approfondimento e subito scopro del loro essere italiani, e subito penso "ah, allora non esistono solo Rhapsody e Lacuna Coil!". Cerco subito qualcosa su Youtube, ed ecco che scatta la scintilla: amore a primo ascolto. Riesco finalmente ad acquistarlo, e lo ascolto il prima possibile. Inutile fare un track by track, perchè l'album è un tutt'uno, alla maniera di Metropolis dei Dream Theater. La cosa che li rende speciali è che sono "diversi", sono stati i primi (correggetemi se sbaglio) nell'unire il death metal più veloce e brutale a una vera orchestra! La musica proposta è velocissima, quasi black metal, ma con dei cambi di tempo che la rendono death puro. L'intro è un qualcosa di spettacolare, tutta affidata all'orchestra, che subito non lascia spazio, anzi, accompagna il gruppo nella loro missione: devastare i timpani dell'ascoltatore e l'ambiente circostante.Insomma, se avete una quindicina di euri, non esitate a acquistare questa opera. Non ve ne pentirete.

Line-up: Tommaso Riccardi - voce, chitarra
              Cristiano Trionfera - chitarra, voce
              Paolo Rossi - basso, voce
              Francesco Paoli - batteria, chitarra, voce
              Francesco Ferrini - piano

VOTO: 9

domenica 11 agosto 2013

Recensione: Epicloud - Devin Townsend Project

Ok, rieccomi qui. E ritorno con uno dei dischi più "epici" del 2012: Epicloud, musica scaturita dalla geniale follia di Devin Townsend, musicista noto per aver cantato con Steve Vai e per i suoi Strapping Young Lad. Ho sempre avuto un dubbio: si legge "Epic-cloud" o "Epic-loud"? Perchè sinceramente la seconda calza a pennello! Estremamente epico, mastodontico, titanico, da allegria pura e headbanging da torcicollo. Poi il coro gospel aiuta alla grande, rendendo l'album celestiale, veramente epico, come dice il titolo stesso. Niente assoli, niente virtuosismi e altro: qui la musica è fatta per creare un'atmosfera, non per vedere chi è il più bravo!
Una genialata unica l'intro "Effervescent!" interamente cantata dal sopra citato coro gospel, che apre un disco varissimo, con tantissime influenze e tantissimi generi (si passa dall'industrial puro all'ambient, al pop, per poi arrivare a un genere non molto preciso). In chiusura ritroviamo il coro gospel da solo che riprende l'apertura ma con un tono più basso, come triste.
Questo disco è un continuo party, ma ci sono anche dei balli lenti e dei momenti di riflessione.
Da sottolineare la fantastica interpretazione di Anneke Van Giersbergen presente in tutte le tracce.
Da ascoltare assolutamente.

Line-up: Devin  Townsend - voce, chitarre e tastiere
              Anneke Van Giersbergen  - voce
              Dave Young - chitarre e tastiere
              Brian Waddell - basso
              Ryan van Poederooyen - batteria

VOTO: 9

giovedì 1 agosto 2013

Recensione: Halo of Blood - Children of Bodom

Dopo poco più di 2 anni tornano, stronger than ever, i finnici Children of Bodom, band vicina al melodic death, ma difficile da catalogare. Quello che questo "Halo of Blood" ci dimostra una band molto più matura in confronto ai loro vecchi album, un songwriting più serio più cupo, e più vario. SI passa facilmente dal black metal della titletrack alla semi-ballad che mi ha ricordato molto gli In Flames di "Clayman", passando per una "Transference" (primo singolo rilasciato dalla compagine) difficilmente catalogabile in un genere. Alexi Laiho (cantante e chitarrista) è maturato, sia vocalmente che strumentalmente, con uno scream migliore e più cupo, e delle clean vocals in un paio di canzoni. E' certamente un album più vario e più maturo, ma in pieno stile Bodom.
P.S.  vi consiglio vivamente l'acquisto della versione digi dell'album, perchè le 2 bonus track sono davvero due perle, assolutamente fantastiche e spensierate!

Line-up: Alexi Laiho - voce e chitarra
             Roope Latvala - chitarra
             Henkka T. Blacksmith - basso
             Janne Warman - tastiera
             Jaska W. Raatikainen - batteria

VOTO: 8